ERA DI MAGGIO
di Antonio Manzini
“Tutti s’erano riempiti di colori come fiori in mezzo a un prato. Ogni volta che gli esseri umani riscoprivano di essere parte della natura sapeva che una speranza c’era ancora.”
‘
Il Vicequestore Rocco Schiavone, spedito per punizione da Roma ad Aosta, alle prese con un altro caso o come lui stesso lo definisce “una rottura di decimo grado”.
Il Vicequestore, come stanno imparando i suoi collaboratori, ha una classifica personale degli eventi e dei problemi, in cima alla quale c’è il caso su cui sta indagando.
Il protagonista è pieno di contraddizioni.
E’ uomo di legge e contemporaneamente la legge la infrange: per risolvere un caso o per proprio tornaconto personale.
E’ ruvido, ispido e cinico ma anche disperatamente tenero quando si perde nel ricordo e nella nostalgia per la moglie Marina, che non riesce a lasciare andare e con la quale ha un dialogo intimo e quotidiano.
Odia il suo lavoro, ma ci si lancia anima e corpo fin quando non arriva a sciogliere il bandolo della matassa.
E quando finalmente ci riesce non è felice, ma amaro perché consapevole che quando hai a che fare con la merda, inevitabilmente le mani te le sporchi.
La vita e il lavoro di un uomo che si snoda attraverso un Italia pervasa dalla corruzione, dal privilegio sociale, dalle apparenze che ingannano.
Ritratto impietoso dei nostri giorni.
Le debolezze umane dei protagonisti non rimangono private ma vengono poste sotto la luce dei riflettori, perché da queste nascono le azioni criminose che saranno motore della narrazione.
Il lettore è coinvolto in un intrico di eventi, in una storia dentro l’altra, come scatole cinesi.
Il ritmo è incalzante.
Le debolezze umane dei protagonisti non rimangono private ma vengono poste sotto la luce dei riflettori, perché da queste nascono le azioni criminose che saranno motore della narrazione.
Il lettore è coinvolto in un intrico di eventi, in una storia dentro l’altra, come scatole cinesi.
Il ritmo è incalzante.
Perchè vi chiederete un poliziesco in un blog dedicato all’ambiente?
Perché la narrazione dell’ambiente, inteso come paesaggio e natura è uno sfondo ricorrente nella descrizione di Manzini e frequentemente influenza anche l’umore del protagonista.
Il linguaggio che lo descrive è originale e provocatorio.
A volte poetico, quanto le descrizioni di Mario Lodi in Cipì e Bandiera, a volte aspro e irriverente.
A volte poetico, quanto le descrizioni di Mario Lodi in Cipì e Bandiera, a volte aspro e irriverente.
” Il mare continuava a scagliare cavalloni contro la spiaggia e gli scogli”
“La neve aveva abbandonato la valle rifugiandosi sui picchi”
” Le stelle stavano a guardare da sopra le montagne, abbagliate dalle luci che sbavavano di giallo i prati intorno al carcere”
“Dai balconi vomitano fiori come tubetti di tempera schiacciati”
Avevo già letto Pista nera e Non è stagione e ne sono stata conquistata, quanto gli episodi del commissario siciliano Montalbano di Andrea Camilleri e dell’ispettrice spagnola Petra Delicado di Alicia Gimenez Bartlett.
Lo stile narrativo mi affascina.
La storia non è mai noiosa o prevedibile.
Il personaggio, con le sue contraddizioni rappresenta debolezze e virtù di ogni essere umano.
La storia non è mai noiosa o prevedibile.
Il personaggio, con le sue contraddizioni rappresenta debolezze e virtù di ogni essere umano.
E l’ambiente ha sempre il suo spazio.